Museo Enrico Butti

Il Museo Enrico Butti è una gipsoteca di arte contemporanea a Viggiù. La collezione si compone principalmente delle opere dello scultore cui è intitolato, 87 modelli in gesso ed alcuni dipinti dello stesso autore che li donò nel 1926 al comune.

Immagine principale

Descrizione

Il Museo Enrico Butti è una gipsoteca di arte contemporanea a Viggiù. La collezione si compone principalmente delle opere dello scultore cui è intitolato, 87 modelli in gesso ed alcuni dipinti dello stesso autore che li donò nel 1926 al comune allo scopo di realizzare proprio questo museo.
La decisione del Butti di donare la propria gipsoteca al comune di Viggiù risale al 1926, come ci informa una lettera autografa dell’artista datata 20 gennaio, cui segue un atto notarile di formalizzazione 

a data 21 gennaio. Tale scelta è molto importante, perché ha salvato un patrimonio ragguardevole di gessi che altrimenti, secondo l’uso dell’artista, sarebbero stati distrutti.

L’edificio della gipsoteca viene costruito appositamente, anche se probabilmente in quegli anni, le solite traversie burocratiche si frappongono al compimento del progetto: anche la disposizione delle opere, in origine, è studiata dallo stesso Butti, forse nel 1927.
Con un’altra lettera autografa datata 16 giugno 1931, il Butti ribadisce la volontà di lasciare la gipsoteca in eredità alla comunità di Viggiù, con l’esplicita condizione che si mantenga l’ordina-mento da lui predisposto.
Una prima catalogazione delle opere, per quanto sommaria, è dell’Accetti e risale al 1938: è possibile che già in quell’occasione siano sopravvenuti mutamenti nella dislocazione delle sculture.

Nel 1964 all’edificio viene aggiunta una sala, che ospitava Il minatore, i rilievi del monumento a Verdi ed altri lavori.
Nel 1975-76, una ristrutturazione complessiva dell’edificio ha determinato un ulteriore riallestimento della raccolta.
L’ultimo intervento avvenuto negli anni 2002-04 ha visto un adeguamento funzionale degli impianti (elettrico e di riscaldamento) ed un’opera di risanamento delle strutture con particolare attenzione ai gessi che sono stati puliti e restaurati.
Inoltre si sono allestite tre nuove sale dedicate ai gessi utilizzati per la realizzazione del monumento a Giuseppe Verdi a Milano e, al piano superiore, sono stati esposti i dipinti del maestro ed alcuni bozzetti in gesso.

Modalità di accesso:

Accessibile a piedi o su ruota tramite strada asfaltata.

Indirizzo

Orario per il pubblico

  • Lunedì: Chiuso
  • Martedì: aperto dalle 14.00 alle 18,30.
  • Mercoledì: aperto dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18,30.
  • Giovedì: aperto dalle 14.00 alle 18,30.
  • Venerdì: aperto dalle 14.00 alle 18,30.
  • Sabato: aperto dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18,30.
  • Domenica: chiusura invernale

Contatti

Ulteriori informazioni

Chi era Enrico Butti 

Enrico Butti (Viggiù, 3 aprile 1847 – Viggiù, 31 gennaio 1932) è stato uno scultore italiano.

Nasce il 3 aprile 1847 da Bernardo e Anna Giudici, una famiglia di marmorini per tradizione. Il padre è intagliatore come lo zio Stefano Butti e il cugino Guido Butti, entrambi scultori.
Butti si reca a Milano nel 1861 per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera dove segue i corsi di Pietro Magni. Nello stesso tempo fa fronte alle difficoltà economiche traducendo in marmo opere di altri scultori, come Francesco Barzaghi, Ugo Zannoni, e lo stesso Magni, acquisendo un’elevata abilità nel lavorare la materia. Negli anni della Scapigliatura, espose alla Mostra Nazionale del 1872 una delle sue prime opere, il marmo del Raffaello Sanzio e a Brera, due anni dopo, Eleonora d’Este che si reca a trovare il Tasso in carcere, oggi a San Pietroburgo. Di poco posteriori opere come Caino, Le smorfie, Stizze, San Gerolamo (1875), Il mio garzone e Santa Rosa da Lima per il Duomo di Milano (1876). Nei successivi monumenti l’esempio di Achille D’Orsi e soprattutto di Vincenzo Vela lo spinge ad uno stile più sobrio ed essenziale. Esemplari L’angelo dell’evocazione per la tomba Cavi-Bussi al Cimitero Monumentale di Milano, il Guerriero lombardo Alberto da Giussano per il monumento di Legnano e Il minatore (opera intessuta del realismo populista che andava diffondendosi in quegli anni) che gli fece guadagnare il Grand Prix e la medaglia d’argento all’Esposizione universale di Parigi del 1889.

Molti altri sono i monumenti celebrativi, come quello per il Generale Sirtori, nei Giardini pubblici di Milano, e funerari sempre per il cimitero milanese, tra i quali spicca La morente del 1891 per l’edicola Casati. Dal 1893 al 1913 Butti è docente di scultura a Brera. Riceve nuove commissioni importanti come I minatori del Sempione e il gruppo de La tregua, entrambi del 1906 e il frontalino con L’Unità d’Italia per il Vittoriano (1909). Nel 1913 si stabilisce nel paese natio a causa di sempre più gravi problemi polmonari, ma non abbandona il lavoro. Dopo l’edicola Erba, con la scultura Mater consolatrix, ed il coevo monumento Besenzanica (1912) per il Cimitero monumentale di Milano, realizza ancora varie opere funerarie, il monumento a Giuseppe Verdi, in piazza Buonarroti a Milano (1913) e quelli per i caduti di Viggiù (1919), di Gallarate (1924) in Piazza Risorgimento (spostato e restaurato nel 2008) e di Varese (1925).
Dal 1928 Butti si dedica anche alla pittura.
Muore il 31 gennaio 1932 nella sua villa di Viggiù, il cui parco ospita l’attuale Museo, secondo il desiderio dello scultore.


Pagina aggiornata il 03/10/2023